1. A01. Confini. Dove ci si chiede se esistono e cosa sarebbero le razze umane
Secondo il sito Warnews.it sono in corso, alla metà del 2006, 23 guerre, quasi tutte definite come "etniche". L'elenco va dalla A alla U, dall'Afghanistan all'Uganda, ma raggiunge la Z (Zimbabwe) se comprendiamo i casi, impossibili da contare, in cui, senza arrivare allo scontro fra eserciti, il conflitto fra gruppi etnici condiziona la vita quotidiana, i diritti dei cittadini e il loro accesso alle risorse naturali, all'istruzione e alla sanità. Xenofobia e razzismo, fino a pochi anni fa percepiti come residui di un sottosviluppo destinato a scomparire, sono diventati problemi globali, e non c'è area del mondo che ne sia immune.
Alexander Langer diceva che i confini, quando non possiamo abolirli, dobbiamo almeno cercare di renderli il più possibile permeabili. Al contrario, e con particolare forza nell'ultimo decennio, sta prevalendo la tendenza a inventarne sempre di nuovi, spesso arbitrari e sempre discutibili, intorno a nuove identità che ne risultano cementate, e dunque più facili da contrapporre ad altre. Tutto questo, ci dicono, si giustificherebbe con un legame inscindibile fra suolo e sangue, fra un territorio e coloro che, abitandovi da sempre, ne sarebbero gli unici legittimi occupanti. Siamo, ci dicono, profondamente differenti, biologicamente differenti, e le nostre identità, le cui radici sono nei nostri geni, possono essere difese solo difendendo il nostro territorio contro l'invasione dei portatori di identità diverse.
Il conflitto fra identità non è un semplice conflitto politico: non riguarda ciò che si fa o si vuol fare, riguarda ciò che si è o si crede di essere. Perciò non ha vere soluzioni. Fra avversari politici esiste la possibilità di mediazione, ma fra identità che affondano le loro radici, vere o presunte, nell'antropologia e nella biologia, no. Se non riescono a convivere, l'unica è tenerle separate e sperare che la tregua regga. Il prezzo che si paga è una moltiplicazione dei confini e delle relative tensioni: non più solo fra stato e stato, ma anche lungo linee di separazione più sfuggenti che tagliano gli stati, le regioni e anche i quartieri delle nostre città, dove spesso si guardano con diffidenza, o si ignorano ostentatamente, persone di origini e culture diverse. E cosa capita a chi è costretto, o magari ha scelto, di vivere al di fuori del proprio confine? Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Dall'Europa all'Africa, dall'Asia alle Americhe, prende piede l'idea che non tutti possano avere ovunque gli stessi diritti.
Discriminare la gente sulla base del colore della pelle, della lingua, della religione o del passaporto è un'abitudine che si diffonde sempre più e scandalizza sempre meno. Delle basi biologiche della diversità umana o, come si sarebbe detto un tempo e si ricomincia a dire adesso, della natura e dell'esistenza delle razze nell'uomo, si sono occupati, spesso con toni veementi, i più grandi nomi della biologia, da Linneo a Darwin, a molti contemporanei. Il dibattito sulla razza attraversa il Settecento e l'Ottocento, finché si infiamma e diventa particolarmente carico di conseguenze nel Novecento. Per ovvi motivi, e per parecchi decenni, alla Seconda Guerra mondiale segue una pausa, ma negli anni novanta la parola "razza" torna di moda. Si ricominciano a pubblicare studi genetici e antropologici e si ricomincia ad accapigliarsi sul loro significato.
Da un lato, infatti, nessuno di questi studi riesce a dimostrare che nella nostra specie esistano razze ben distinte come nei cani o nei cavalli, e che la nostra identità, comunque vogliamo definirla, abbia qualcosa a che vedere con i nostri geni. Dall'altro, la parola "razza" fa parte del linguaggio (e del pensiero) di molti e, se questo non certifica la validità del concetto, lo rende però facile da comprendere e difficile da rimpiazzare con altri concetti, più adeguati a descrivere la diversità umana. In realtà, il dibattito scientifico sulla razza va ben oltre la biologia e investe la politica sociale e la politica senza aggettivi. In interviste alla stampa, specializzata e non, noti genetisti statunitensi oggi dichiarano che bisogna tener conto della razza per non buttar via soldi in farmaci inutili o in progetti scolastici destinati a fornire inutili vantaggi a chi è condannato dai propri geni a non farcela. Si attribuiscono a fattori congeniti l'alcolismo o le malattie circolatorie degli indigeni australiani e nordamericani delle grandi città, ponendo l'accento quindi sull'aspetto medico, non quello sociale, del problema. Un testo, The bell curve, dove si riciclano pari pari le idee ottocentesche di Lombroso per concludere che l'innovazione tecnologica mondiale è ed è sempre stata merito dei bianchi e della loro intelligenza superiore, è diventato un best seller in mezzo mondo. Nel marzo 2005 è apparso con grande evidenza sul New York Times un articolo in cui Armand Marie Leroi (un esperto di vermi nematodi, del quale non si conoscono ricerche sull'uomo) sostiene senza portare uno straccio di dati che le razze umane sono evidenti a tutti; che alcuni scienziati rifiutano di ammetterlo per ragioni squisitamente politiche; e che quando accetteremo la realtà delle nostre differenze razziali ne trarremo benefici: medici, sociali ed estetici (sì, estetici). In tutti questi casi si tratta, al meglio, di ipotesi non provate, o se no di autentiche sciocchezze, ma vengono presentate e divulgate come dati inoppugnabili.
Stabilisci se le seguenti affermazioni relative al contenuto del testo sono corrette o errate
3. A03. Stabilisci se nel testo sono presenti le seguenti affermazioni.
4. A04. Quale delle seguenti espressioni è usata in senso letterale,
quale in senso figurato?
Deduci la risposta dal contesto ed indica se è letterale o figurato:
5. A05.
"In interviste alla stampa, specializzata e non, noti genetisti statunitensi oggi dichiarano
che bisogna tener conto della razza per non buttar via soldi in farmaci inutili o in progetti
scolastici destinati a fornire inutili vantaggi a chi è condannato dai propri geni a non farcela".
Quali delle seguenti descrizioni relative alla struttura sintattica del passo riportato sono vere e quali false?
7. A07. Campi internazionali di volontariato
(leggi bene il testo e poi risondi alle varie domande)
Come scegliere il campo giustoHai deciso che il volontariato internazionale fa per te? Sei pronto a partire per un campo di lavoro all’estero? Hai del tempo da donare per un mondo migliore e per fare amicizie in tutto il pianeta? Bene, ecco alcuni consigli per scegliere i progetti in maniera consapevole.
Per conoscere la procedura di iscrizione vai alla pagina Come Iscriversi [...]
NOTA BENE
• È importante tenere presente che i campi nei Paesi lontani sono consigliabili solo a chi ha già esperienze precedenti o almeno 21 anni di età.
• Per i teenager esistono progetti specifici, soprattutto in Francia e Germania. I progetti per i minorenni hanno di norma una extra–fee,
per coprire le spese del lavoro dei group–leaders, operatori sociali professionali.[...]
• L’inglese è di norma la lingua dei campi; conoscere la lingua locale è utile per i progetti sociali e culturali, mentre per quelli che richiedono
lavoro fisico anche la conoscenza scolastica dell’inglese è sufficiente. Comunque, dopo due o tre settimane di campo, avrai imparato molte
nuove parole ed espressioni. Fai attenzione: se non selezioni la lingua nel motore di ricerca, controlla bene nella descrizione del progetto
che non sia richiesta una lingua specifica o un certo livello di inglese.
La scelta dei progetti si basa sulle descrizioni che trovi nel database dei campi: qui troverai le info di base per capire cosa si farà,
dove e a favore di chi. Una volta iscritto, circa un mese prima dell’inizio del tuo campo, riceverai il cosiddetto infosheet, che contiene
molte informazioni sul contesto del progetto, le richieste specifiche (se portare qualcosa in particolare, ad esempio) e i dettagli per raggiungere il campo.
L’organizzazione e le spese di viaggio sono a carico dei volontari, per cui, prima di iscriverti, verifica che i costi di viaggio non siano proibitivi per il tuo budget. [...]
CAMPI APERTI ANCHE AI MINORENNI
Cultura
Il patrimonio culturale e archeologico è un bene comune che il volontariato può difendere e diffondere.
Per questo molti progetti sono in favore di aree archeologiche o di istituzioni culturali con compiti di conservazione. I codici relativi sono:
“Culture” (in senso largo), “Archeology” (scavi, in genere), “Arts” (legati a creatività ed espressività).
Questi progetti vanno scelti se si vuole partecipare ad esperienze di arricchimento culturale e di conoscenza del patrimonio del Paese ospite.
Eventi e Festival
Le associazioni che organizzano festival, campagne e iniziative di sensibilizzazione, hanno spesso bisogno di volontari per la gestione degli eventi.
Il codice relativo è “Festival”. I campi richiedono compiti diversificati e possono essere fisicamente faticosi [...].
Meglio sapere l’inglese (o la lingua del Paese ospitante) abbastanza bene.
Ambiente e Agricoltura [...]
Molte persone e comunità nel mondo lavorano ogni giorno per costruire una relazione virtuosa tra le attività umane e l’ambiente.
Fattorie biologiche, comunità rurali, comitati di protezione di parchi e aree naturali sono gli scenari che ospitano i volontari interessati
a conoscere progetti ambientalisti e di agricoltura biologica e sociali (codici “Environment” e “Agricolture”). Il lavoro è spesso faticoso e sempre all’aperto.
Chi vuole faticare e conoscere esperienze di resistenza al modello produttivo e distruttivo dell’ambiente fa bene a scegliere questi campi.
Costruzione e Rinnovamento
Agli albori dei campi internazionali, subito dopo il primo conflitto mondiale, i progetti erano finalizzati alla ricostruzione post-bellica di chiese, spazi pubblici, case.
Ancora oggi molte associazioni richiedono una mano ai volontari internazionali in lavori di costruzione e di manutenzione in favore di realtà sociali e non profit.
Chi non ha paura di sporcarsi con la malta e la vernice fa bene a scegliere questi campi (codici “Construction” e “Renovation”).
Qual è l’argomento di cui parla il testo?
11. A11.
Chi non ha paura di compiere un lavoro faticoso a quali campi può iscriversi?
Seleziona i loro codici.
12. A12.
Nelle frasi seguenti, inserisci negli spazi i segni di interpunzione corretti, scegliendoli fra quelli proposti.
13. A13. completa le frasi scegliendo il monosillabo adatto
Stabilisci, per ciascuna riga, se il monosilabo da utilizzare è il primo (1) o il secondo (2)
14. A14.
Scegli il termine corretto tra i due proposti.
Stabilisci, per ciascuna riga, se il termine da utilizzare è il primo (1) o il secondo (2)
15. A15.
Nelle seguenti parole indica se sulle vocali e ed o va posto l’accento grave (è, ò) oppure quello acuto ( é, ó )
A - orto
B - vuoto
C - bocca
D - bene
E - erba
24. A24.
In ogni frase vedi la parola CI.
Scrivi di volta in volta se è pronome personale o avverbio di luogo..
25. A25.
In ogni frase vedi la parola LA o LA'.
Scrivi se si tratta dell'articolo determinativo LA, del pronome personale LA oppure dell'avverbio di luogo LA'