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1. A01.
Leggi il seguente testo:
Organi collegiali della scuola
La scuola italiana si avvale di organi di gestione, rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne alla scuola: docenti, studenti e genitori.
Questi organismi a carattere collegiale sono previsti a vari livelli della scuola (classe, istituto).
I componenti degli organi collegiali vengono eletti dai componenti della categoria di appartenenza; i genitori che fanno parte di organismi collegiali sono, pertanto, eletti da altri genitori.
La funzione degli organi collegiali è diversa secondo i livelli di collocazione: è consultiva e propositiva a livello di base (consigli di classe e interclasse); è deliberativa ai livelli superiori (consigli di circolo/istituto, consigli provinciali).
Il regime di autonomia scolastica accentua la funzione degli organi collegiali.

Consigli di intersezione, interclasse, di classe
Consiglio di intersezione
Infanzia: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle sezioni interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di interclasse
Primaria: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di classe
Scuola Secondaria di primo grado: tutti i docenti della classe e quattro rappresentanti dei genitori; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato, facente parte del consiglio.

Scuola Secondaria di secondo grado: tutti i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio.

Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere i loro rappresentanti in questi organismi. È diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto.
L'elezione nei consigli di classe si svolge annualmente. Il consiglio di classe si occupa dell'andamento generale della classe, formula proposte al dirigente scolastico per il miglioramento dell'attività, presenta proposte per un efficace rapporto scuola-famiglia, si esprime su eventuali progetti di sperimentazione.

Riferimento normativo: art. 5 del Decreto Legislativo 297/1994

Consigli di circolo/istituto
Questo organo collegiale è composto da tutte le componenti della scuola: docenti, genitori, studenti e personale amministrativo, in numero variabile da 14 a 19 componenti secondo gli alunni iscritti.
Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere loro rappresentanti in questi organismi ed è diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto. Le elezioni per i consigli di circolo/istituto si svolgono ogni triennio.

Riferimento normativo art. 8 del Decreto Legislativo 297/1994.
Collegio dei docenti
Il collegio dei docenti è composto da tutti gli insegnanti in servizio nell'Istituto Scolastico ed è presieduto dal dirigente scolastico. Quest'ultimo si incarica anche di dare esecuzione alle delibere del collegio.
Si riunisce in orari non coincidenti con le lezioni, su convocazione del dirigente scolastico o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ogni volta che vi siano decisioni importanti da prendere.
Alla luce di quanto è detto in questo testo, che cosa significa il termine "collegiale"?



2. A02.
Organi collegiali della scuola
La scuola italiana si avvale di organi di gestione, rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne alla scuola: docenti, studenti e genitori.
Questi organismi a carattere collegiale sono previsti a vari livelli della scuola (classe, istituto).
I componenti degli organi collegiali vengono eletti dai componenti della categoria di appartenenza; i genitori che fanno parte di organismi collegiali sono, pertanto, eletti da altri genitori.
La funzione degli organi collegiali è diversa secondo i livelli di collocazione: è consultiva e propositiva a livello di base (consigli di classe e interclasse); è deliberativa ai livelli superiori (consigli di circolo/istituto, consigli provinciali).
Il regime di autonomia scolastica accentua la funzione degli organi collegiali.

Consigli di intersezione, interclasse, di classe
Consiglio di intersezione
Infanzia: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle sezioni interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di interclasse
Primaria: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di classe
Scuola Secondaria di primo grado: tutti i docenti della classe e quattro rappresentanti dei genitori; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato, facente parte del consiglio.

Scuola Secondaria di secondo grado: tutti i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio.

Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere i loro rappresentanti in questi organismi. È diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto.
L'elezione nei consigli di classe si svolge annualmente. Il consiglio di classe si occupa dell'andamento generale della classe, formula proposte al dirigente scolastico per il miglioramento dell'attività, presenta proposte per un efficace rapporto scuola-famiglia, si esprime su eventuali progetti di sperimentazione.

Riferimento normativo: art. 5 del Decreto Legislativo 297/1994

Consigli di circolo/istituto
Questo organo collegiale è composto da tutte le componenti della scuola: docenti, genitori, studenti e personale amministrativo, in numero variabile da 14 a 19 componenti secondo gli alunni iscritti.
Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere loro rappresentanti in questi organismi ed è diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto. Le elezioni per i consigli di circolo/istituto si svolgono ogni triennio.

Riferimento normativo art. 8 del Decreto Legislativo 297/1994.
Collegio dei docenti
Il collegio dei docenti è composto da tutti gli insegnanti in servizio nell'Istituto Scolastico ed è presieduto dal dirigente scolastico. Quest'ultimo si incarica anche di dare esecuzione alle delibere del collegio.
Si riunisce in orari non coincidenti con le lezioni, su convocazione del dirigente scolastico o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ogni volta che vi siano decisioni importanti da prendere.
Negli organi collegiali sono sempre presenti due componenti: i docenti e i ……………. .



3. A03.
Organi collegiali della scuola
La scuola italiana si avvale di organi di gestione, rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne alla scuola: docenti, studenti e genitori.
Questi organismi a carattere collegiale sono previsti a vari livelli della scuola (classe, istituto).
I componenti degli organi collegiali vengono eletti dai componenti della categoria di appartenenza; i genitori che fanno parte di organismi collegiali sono, pertanto, eletti da altri genitori.
La funzione degli organi collegiali è diversa secondo i livelli di collocazione: è consultiva e propositiva a livello di base (consigli di classe e interclasse); è deliberativa ai livelli superiori (consigli di circolo/istituto, consigli provinciali).
Il regime di autonomia scolastica accentua la funzione degli organi collegiali.

Consigli di intersezione, interclasse, di classe
Consiglio di intersezione
Infanzia: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle sezioni interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di interclasse
Primaria: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di classe
Scuola Secondaria di primo grado: tutti i docenti della classe e quattro rappresentanti dei genitori; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato, facente parte del consiglio.

Scuola Secondaria di secondo grado: tutti i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio.

Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere i loro rappresentanti in questi organismi. È diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto.
L'elezione nei consigli di classe si svolge annualmente. Il consiglio di classe si occupa dell'andamento generale della classe, formula proposte al dirigente scolastico per il miglioramento dell'attività, presenta proposte per un efficace rapporto scuola-famiglia, si esprime su eventuali progetti di sperimentazione.

Riferimento normativo: art. 5 del Decreto Legislativo 297/1994

Consigli di circolo/istituto
Questo organo collegiale è composto da tutte le componenti della scuola: docenti, genitori, studenti e personale amministrativo, in numero variabile da 14 a 19 componenti secondo gli alunni iscritti.
Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere loro rappresentanti in questi organismi ed è diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto. Le elezioni per i consigli di circolo/istituto si svolgono ogni triennio.

Riferimento normativo art. 8 del Decreto Legislativo 297/1994.
Collegio dei docenti
Il collegio dei docenti è composto da tutti gli insegnanti in servizio nell'Istituto Scolastico ed è presieduto dal dirigente scolastico. Quest'ultimo si incarica anche di dare esecuzione alle delibere del collegio.
Si riunisce in orari non coincidenti con le lezioni, su convocazione del dirigente scolastico o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ogni volta che vi siano decisioni importanti da prendere.
Quale tra le seguenti affermazioni sui consigli di intersezione/interclasse/classe è falsa?



4. A04.
Organi collegiali della scuola
La scuola italiana si avvale di organi di gestione, rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne alla scuola: docenti, studenti e genitori.
Questi organismi a carattere collegiale sono previsti a vari livelli della scuola (classe, istituto).
I componenti degli organi collegiali vengono eletti dai componenti della categoria di appartenenza; i genitori che fanno parte di organismi collegiali sono, pertanto, eletti da altri genitori.
La funzione degli organi collegiali è diversa secondo i livelli di collocazione: è consultiva e propositiva a livello di base (consigli di classe e interclasse); è deliberativa ai livelli superiori (consigli di circolo/istituto, consigli provinciali).
Il regime di autonomia scolastica accentua la funzione degli organi collegiali.

Consigli di intersezione, interclasse, di classe
Consiglio di intersezione
Infanzia: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle sezioni interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di interclasse
Primaria: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di classe
Scuola Secondaria di primo grado: tutti i docenti della classe e quattro rappresentanti dei genitori; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato, facente parte del consiglio.

Scuola Secondaria di secondo grado: tutti i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio.

Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere i loro rappresentanti in questi organismi. È diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto.
L'elezione nei consigli di classe si svolge annualmente. Il consiglio di classe si occupa dell'andamento generale della classe, formula proposte al dirigente scolastico per il miglioramento dell'attività, presenta proposte per un efficace rapporto scuola-famiglia, si esprime su eventuali progetti di sperimentazione.

Riferimento normativo: art. 5 del Decreto Legislativo 297/1994

Consigli di circolo/istituto
Questo organo collegiale è composto da tutte le componenti della scuola: docenti, genitori, studenti e personale amministrativo, in numero variabile da 14 a 19 componenti secondo gli alunni iscritti.
Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere loro rappresentanti in questi organismi ed è diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto. Le elezioni per i consigli di circolo/istituto si svolgono ogni triennio.

Riferimento normativo art. 8 del Decreto Legislativo 297/1994.
Collegio dei docenti
Il collegio dei docenti è composto da tutti gli insegnanti in servizio nell'Istituto Scolastico ed è presieduto dal dirigente scolastico. Quest'ultimo si incarica anche di dare esecuzione alle delibere del collegio.
Si riunisce in orari non coincidenti con le lezioni, su convocazione del dirigente scolastico o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ogni volta che vi siano decisioni importanti da prendere.
Chi elegge i docenti nel consiglio di circolo o istituto?



5. A05.
Organi collegiali della scuola
La scuola italiana si avvale di organi di gestione, rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne alla scuola: docenti, studenti e genitori.
Questi organismi a carattere collegiale sono previsti a vari livelli della scuola (classe, istituto).
I componenti degli organi collegiali vengono eletti dai componenti della categoria di appartenenza; i genitori che fanno parte di organismi collegiali sono, pertanto, eletti da altri genitori.
La funzione degli organi collegiali è diversa secondo i livelli di collocazione: è consultiva e propositiva a livello di base (consigli di classe e interclasse); è deliberativa ai livelli superiori (consigli di circolo/istituto, consigli provinciali).
Il regime di autonomia scolastica accentua la funzione degli organi collegiali.

Consigli di intersezione, interclasse, di classe
Consiglio di intersezione
Infanzia: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle sezioni interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di interclasse
Primaria: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di classe
Scuola Secondaria di primo grado: tutti i docenti della classe e quattro rappresentanti dei genitori; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato, facente parte del consiglio.

Scuola Secondaria di secondo grado: tutti i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio.

Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere i loro rappresentanti in questi organismi. È diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto.
L'elezione nei consigli di classe si svolge annualmente. Il consiglio di classe si occupa dell'andamento generale della classe, formula proposte al dirigente scolastico per il miglioramento dell'attività, presenta proposte per un efficace rapporto scuola-famiglia, si esprime su eventuali progetti di sperimentazione.

Riferimento normativo: art. 5 del Decreto Legislativo 297/1994

Consigli di circolo/istituto
Questo organo collegiale è composto da tutte le componenti della scuola: docenti, genitori, studenti e personale amministrativo, in numero variabile da 14 a 19 componenti secondo gli alunni iscritti.
Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere loro rappresentanti in questi organismi ed è diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto. Le elezioni per i consigli di circolo/istituto si svolgono ogni triennio.

Riferimento normativo art. 8 del Decreto Legislativo 297/1994.
Collegio dei docenti
Il collegio dei docenti è composto da tutti gli insegnanti in servizio nell'Istituto Scolastico ed è presieduto dal dirigente scolastico. Quest'ultimo si incarica anche di dare esecuzione alle delibere del collegio.
Si riunisce in orari non coincidenti con le lezioni, su convocazione del dirigente scolastico o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ogni volta che vi siano decisioni importanti da prendere.
Da che cosa dipende il numero di componenti del consiglio di circolo o istituto?



6. A06.
Tra le seguenti affermazioni, distingui le vere dalle false:

     Vero Falso 
 A  Il collegio dei docenti ha funzione deliberativa.
 B  Nelle elezioni della componente dei genitori si può eleggere un solo genitore.
 C  Il dirigente scolastico presiede – potenzialmente – tutte le assemblee.
 D  I riferimenti di legge di tutti gli organi collegiali fanno capo a un unico articolo del Decreto Legislativo 297/1994.
 E  Il collegio docenti può riunirsi anche in orario di lezione.

7. A07.
Associa ogni affermazione che segue all'organo collegiale a cui si riferisce.

    Collegio
docenti
 
Consiglio
di circolo
o istituto
Consiglio
di intersezione
interclasse/classe
A  Viene eletto ogni anno.
B  Ha quattro componenti diverse.  
C  È composto da un numero variabile di membri.  
D  Viene eletto ogni tre anni.
E  Può essere convocato da un terzo dei suoi componenti.
F  Si occupa dell'andamento della classe.

8. A08.
Organi collegiali della scuola
La scuola italiana si avvale di organi di gestione, rappresentativi delle diverse componenti scolastiche, interne ed esterne alla scuola: docenti, studenti e genitori.
Questi organismi a carattere collegiale sono previsti a vari livelli della scuola (classe, istituto).
I componenti degli organi collegiali vengono eletti dai componenti della categoria di appartenenza; i genitori che fanno parte di organismi collegiali sono, pertanto, eletti da altri genitori.
La funzione degli organi collegiali è diversa secondo i livelli di collocazione: è consultiva e propositiva a livello di base (consigli di classe e interclasse); è deliberativa ai livelli superiori (consigli di circolo/istituto, consigli provinciali).
Il regime di autonomia scolastica accentua la funzione degli organi collegiali.

Consigli di intersezione, interclasse, di classe
Consiglio di intersezione
Infanzia: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle sezioni interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di interclasse
Primaria: tutti i docenti e un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi interessate; presiede il dirigente scolastico o un docente da lui delegato, facente parte del consiglio.

Consiglio di classe
Scuola Secondaria di primo grado: tutti i docenti della classe e quattro rappresentanti dei genitori; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato, facente parte del consiglio.

Scuola Secondaria di secondo grado: tutti i docenti della classe, due rappresentanti dei genitori e due rappresentanti degli studenti; presiede il dirigente scolastico o un docente, da lui delegato facente parte del consiglio.

Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere i loro rappresentanti in questi organismi. È diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto.
L'elezione nei consigli di classe si svolge annualmente. Il consiglio di classe si occupa dell'andamento generale della classe, formula proposte al dirigente scolastico per il miglioramento dell'attività, presenta proposte per un efficace rapporto scuola-famiglia, si esprime su eventuali progetti di sperimentazione.

Riferimento normativo: art. 5 del Decreto Legislativo 297/1994

Consigli di circolo/istituto
Questo organo collegiale è composto da tutte le componenti della scuola: docenti, genitori, studenti e personale amministrativo, in numero variabile da 14 a 19 componenti secondo gli alunni iscritti.
Tutti i genitori (padre e madre) hanno diritto di voto per eleggere loro rappresentanti in questi organismi ed è diritto di ogni genitore proporsi per essere eletto. Le elezioni per i consigli di circolo/istituto si svolgono ogni triennio.

Riferimento normativo art. 8 del Decreto Legislativo 297/1994.
Collegio dei docenti
Il collegio dei docenti è composto da tutti gli insegnanti in servizio nell'Istituto Scolastico ed è presieduto dal dirigente scolastico. Quest'ultimo si incarica anche di dare esecuzione alle delibere del collegio.
Si riunisce in orari non coincidenti con le lezioni, su convocazione del dirigente scolastico o su richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, ogni volta che vi siano decisioni importanti da prendere.
In quale grado di scuola compare il maggior numero di rappresentanti dei genitori?



9. B01.
Leggi il seguente testo:
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.

Nella frase "…i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare"
è sottointeso un avverbio. Quale?




10. B02.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.

Perché secondo l'autore, era "funzionale" escludere i bambini dalla tavola dei grandi?



11. B03.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
Perché il crème caramel viene definito "lussuoso"?



12. B04.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
Le visite che i grandi fanno ai bambini mentre mangiano sono un po' sbrigative.
Il narratore per descriverle usa, con ironia, un linguaggio:




13. B05.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
Che cosa significa la frase: "Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato
quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione"?



14. B06.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
La seguente frase: "Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti"
ha un andamento colloquiale. quale di quelle pproposte ripristina l'ordine soggetto, verbo e complementi?
a presenza rassicurante degli adulti era certificata da quel riverbero .
Quel riverbero sonoro per gli adulti ne certificava la presenza.

La presenza rassicurante degli adulti era certificata con il riverbero

15. B07.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
Nelle ultime righe del testo una metafora descrive l'atmosfera percepita dal narratore
in quelle cene solitarie di bambino: indica le quattro parole che la compongono:



16. B08.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
Che cosa significa l'espressione "meditabonda ignavia" che si legge alla fine del testo?



17. B09.
Cene lontane

Quando ero piccolo io, i bambini non erano ammessi alla tavola dei genitori fino a che non si sapessero comportare. I genitori volevano mangiare e parlare in pace. I bambini a tavola danno fastidio, interrompono, reclamano attenzione. Non so dire se fosse giusto o sbagliato escluderli dalla mensa dei grandi. Certo era funzionale: secondo la mia esperienza lo era anche per noi, per i bambini.
A casa dei miei nonni, al mare, nelle interminabili sere d'estate, mio fratello e io cenavamo prima, in cucina o meglio ancora sul terrazzo, seduti a un piccolo tavolo di ferro rosso e bianco, godendo di un menu speciale che ci esentava dai minacciosi orrori allestiti per la cena degli adulti. Di solito ci preparavano minestrina (la prediletta era di semolino, con molto parmigiano) e sogliola, la pesca a fettine, a volte il lussuoso crème caramel scodellato da uno stampo a spicchi. Gli adulti a turno venivano a trovarci, e ricordo con gratitudine la brevità dell'ispezione, i sorridenti monosillabi con i quali sbrigavano la pratica facendo tintinnare in una mano il drink ghiacciato, la prospettiva, mentre loro sparivano in sala da pranzo, di rimanere lì a leggere in pace "Topolino" su una sdraio tra lo stridio delle rondini, nella luce scemante. Era uno dei rari momenti in cui il tempo immobile della mia infanzia rivelava, in un anticipo premonitore, il suo incomprensibile consumarsi. Ma bastava l'avvento della notte, con tutte quelle stelle in festa, le luci delle barche sul mare, il crepitio e il puzzo delle zanzare e delle falene folgorate della graticola azzurrastra sospesa al muro del terrazzo, a cancellare ogni malinconia, a restituirmi all'interminabile felicità dell'estate.

Ripensandoci, mi rendo conto di avere interpretato quelle cene appartate non come un'esclusione, ma come un'esenzione. Fino a che potevo mangiare semolino, sogliola e crème caramel con mio fratello, tra le rondini che sfioravano il terrazzo, voleva dire che potevo rimanere un bambino. Che ero un bambino. Che avrei potuto rimandare quelle conversazioni impegnative, spiritose, a tratti nervose che impegnavano gli adulti: mi bastava godere, di quelle parole complicate, il vago riverbero che arrivava fino alla mia sdraio. Certificava, quel riverbero sonoro, la presenza rassicurante degli adulti, gli addetti alla mia cura, i miei protettori. Del loro mondo io ero ai margini. Ma non esiliato. Ero incluso nell'aura della grande famiglia, ma lasciato nella mia periferia di luce calante, di meditabonda ignavia, di irresponsabilità.
Il narratore prova:



18. C01.
Leggi il seguente testo:
Roma – L'Italia diventa sempre più green: in dieci anni il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto da fonti rinnovabili è passato da 356 a 8047.
È uno dei dati annunciati nell'edizione 2016 del rapporto Legambiente "Comuni rinnovabili".
Una ricerca che mette in luce il fatto che il mercato dell'energia sta cambiando velocemente, «spinto da investimenti e innovazioni nelle fonti rinnovabili».

Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda crescita rinnovabili

PROSPETTIVE DALL'EUROPA E DAL MONDO
Complice del cambio di prospettiva dei mercati internazionali è senza dubbio l'Accordo sul clima firmato a Parigi, che «segna un punto di non ritorno per questo scenario di cambiamento e accelererà ancora di più i processi».

Tuttavia, stando a quanto emerge da Legambiente, il motore della rivoluzione non è più l'Europa. In Asia e Centro America si assiste ad una crescita di installazioni a due cifre. La Cina rivela un'altra sorpresa perché da fabbrica di pannelli solari e pale eoliche per il mercato europeo è diventata primo investitore al mondo. Intanto in Europa ad oggi le fonti rinnovabili garantiscono il 40-50% dei consumi medi in alcuni paesi come Danimarca, Spagna, Portogallo, Italia. In Norvegia e, oltre oceano, in Costa Rica la percentuale raggiunge anche il 90%.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Al centro di questi cambiamenti c'è l'Italia. In termini di contributo, la crescita delle fonti rinnovabili in 10 anni è passata dal 15 al 35,5%. Un incremento importante reso possibile da un modello distribuito sul territorio con 850 mila impianti da nord a sud dello stivale, dalle aree interne alle grandi città. Anche se le installazioni hanno subito dei ritardi nel corso degli ultimi anni, l'Italia oggi è il primo paese al mondo per l'incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici.

Possiede inoltre alcune tra le esperienze di innovazione più interessanti al livello mondiale. Protagonisti di questi processi di innovazione sono enti e imprese locali. E i Comuni, grandi protagonisti del rapporto di Legambiente.

COMUNI RINNOVABILI
Il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto è passato dai 3190 del 2008, a 6993 del 2010, a 7970 del 2012. E i numeri sono in crescita. I Comuni che in Italia producono più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti grazie ad una o più fonti rinnovabili (idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomasse o geotermica) sono 2660. Di questi 44 superano largamente il loro fabbisogno grazie ad impianti di teleriscaldamento collegati a impianti da biomassa o geotermici. Sono poi 39 i comuni che si sono dimostrati 100% rinnovabili. E sono questi oggi i migliori esempi di innovazione energetica e ambientale. Un quadro generale che lascia ben sperare per il futuro green italiano. «I Comuni più avanzati – ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – in questa rivoluzione dal basso dimostrano come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo». Ma occorre aprire una fase nuova di sviluppo delle fonti rinnovabili, riducendo i costi degli impianti e aprendo alle innovazioni nella gestione delle reti e dei sistemi di accumulo.
Che cosa significa che l'Italia è sempre più "green"?



19. C02.
Roma – L'Italia diventa sempre più green: in dieci anni il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto da fonti rinnovabili è passato da 356 a 8047.
È uno dei dati annunciati nell'edizione 2016 del rapporto Legambiente "Comuni rinnovabili".
Una ricerca che mette in luce il fatto che il mercato dell'energia sta cambiando velocemente, «spinto da investimenti e innovazioni nelle fonti rinnovabili».

Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda crescita rinnovabili

PROSPETTIVE DALL'EUROPA E DAL MONDO
Complice del cambio di prospettiva dei mercati internazionali è senza dubbio l'Accordo sul clima firmato a Parigi, che «segna un punto di non ritorno per questo scenario di cambiamento e accelererà ancora di più i processi».

Tuttavia, stando a quanto emerge da Legambiente, il motore della rivoluzione non è più l'Europa. In Asia e Centro America si assiste ad una crescita di installazioni a due cifre. La Cina rivela un'altra sorpresa perché da fabbrica di pannelli solari e pale eoliche per il mercato europeo è diventata primo investitore al mondo. Intanto in Europa ad oggi le fonti rinnovabili garantiscono il 40-50% dei consumi medi in alcuni paesi come Danimarca, Spagna, Portogallo, Italia. In Norvegia e, oltre oceano, in Costa Rica la percentuale raggiunge anche il 90%.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Al centro di questi cambiamenti c'è l'Italia. In termini di contributo, la crescita delle fonti rinnovabili in 10 anni è passata dal 15 al 35,5%. Un incremento importante reso possibile da un modello distribuito sul territorio con 850 mila impianti da nord a sud dello stivale, dalle aree interne alle grandi città. Anche se le installazioni hanno subito dei ritardi nel corso degli ultimi anni, l'Italia oggi è il primo paese al mondo per l'incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici.

Possiede inoltre alcune tra le esperienze di innovazione più interessanti al livello mondiale. Protagonisti di questi processi di innovazione sono enti e imprese locali. E i Comuni, grandi protagonisti del rapporto di Legambiente.

COMUNI RINNOVABILI
Il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto è passato dai 3190 del 2008, a 6993 del 2010, a 7970 del 2012. E i numeri sono in crescita. I Comuni che in Italia producono più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti grazie ad una o più fonti rinnovabili (idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomasse o geotermica) sono 2660. Di questi 44 superano largamente il loro fabbisogno grazie ad impianti di teleriscaldamento collegati a impianti da biomassa o geotermici. Sono poi 39 i comuni che si sono dimostrati 100% rinnovabili. E sono questi oggi i migliori esempi di innovazione energetica e ambientale. Un quadro generale che lascia ben sperare per il futuro green italiano. «I Comuni più avanzati – ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – in questa rivoluzione dal basso dimostrano come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo». Ma occorre aprire una fase nuova di sviluppo delle fonti rinnovabili, riducendo i costi degli impianti e aprendo alle innovazioni nella gestione delle reti e dei sistemi di accumulo.
Perché si parla di una "rivoluzione"?



20. C03.
Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda crescita rinnovabili
In quale stato europeo l'energia rinnovabile soddisfa il 90% del fabbisogno?





21. C04.
Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda dubbio domande

Chi investe più di tutti in Italia sull'installazione
di impianti che sfruttano fonti rinnovabili?






22. C05.
Perché si parla di una "rivoluzione dal basso"?






23. C06.
L'Italia ha il primato mondiale per lo sfruttamento di una fonte di energia rinnovabile
da cui trae energia elettrica. Quale?






24. C07.
Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda dubbio domande 04
Cosa significa che 39 comuni "si sono dimostrati 100% rinnovabili"?






25. C08.
Roma – L'Italia diventa sempre più green: in dieci anni il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto da fonti rinnovabili è passato da 356 a 8047.
È uno dei dati annunciati nell'edizione 2016 del rapporto Legambiente "Comuni rinnovabili".
Una ricerca che mette in luce il fatto che il mercato dell'energia sta cambiando velocemente, «spinto da investimenti e innovazioni nelle fonti rinnovabili».

PROSPETTIVE DALL'EUROPA E DAL MONDO
Complice del cambio di prospettiva dei mercati internazionali è senza dubbio l'Accordo sul clima firmato a Parigi, che «segna un punto di non ritorno per questo scenario di cambiamento e accelererà ancora di più i processi».

Tuttavia, stando a quanto emerge da Legambiente, il motore della rivoluzione non è più l'Europa. In Asia e Centro America si assiste ad una crescita di installazioni a due cifre. La Cina rivela un'altra sorpresa perché da fabbrica di pannelli solari e pale eoliche per il mercato europeo è diventata primo investitore al mondo. Intanto in Europa ad oggi le fonti rinnovabili garantiscono il 40-50% dei consumi medi in alcuni paesi come Danimarca, Spagna, Portogallo, Italia. In Norvegia e, oltre oceano, in Costa Rica la percentuale raggiunge anche il 90%.

LA SITUAZIONE ITALIANA
Al centro di questi cambiamenti c'è l'Italia. In termini di contributo, la crescita delle fonti rinnovabili in 10 anni è passata dal 15 al 35,5%. Un incremento importante reso possibile da un modello distribuito sul territorio con 850 mila impianti da nord a sud dello stivale, dalle aree interne alle grandi città. Anche se le installazioni hanno subito dei ritardi nel corso degli ultimi anni, l'Italia oggi è il primo paese al mondo per l'incidenza del solare rispetto ai consumi elettrici.Possiede inoltre alcune tra le esperienze di innovazione più interessanti al livello mondiale. Protagonisti di questi processi di innovazione sono enti e imprese locali. E i Comuni, grandi protagonisti del rapporto di Legambiente.

COMUNI RINNOVABILI
Il numero di Comuni in cui è installato almeno un impianto è passato dai 3190 del 2008, a 6993 del 2010, a 7970 del 2012. E i numeri sono in crescita. I Comuni che in Italia producono più energia elettrica di quanta ne consumino le famiglie residenti grazie ad una o più fonti rinnovabili (idroelettrica, eolica, fotovoltaica, da biomasse o geotermica) sono 2660. Di questi 44 superano largamente il loro fabbisogno grazie ad impianti di teleriscaldamento collegati a impianti da biomassa o geotermici. Sono poi 39 i comuni che si sono dimostrati 100% rinnovabili. E sono questi oggi i migliori esempi di innovazione energetica e ambientale. Un quadro generale che lascia ben sperare per il futuro green italiano. «I Comuni più avanzati – ha spiegato Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – in questa rivoluzione dal basso dimostrano come si debba guardare a un modello energetico sempre più distribuito, pulito, innovativo». Ma occorre aprire una fase nuova di sviluppo delle fonti rinnovabili, riducendo i costi degli impianti e aprendo alle innovazioni nella gestione delle reti e dei sistemi di accumulo.

Basandoti esclusivamente sul testo qui sopra riportato,
indica quali tra le seguenti affermazioni sono vere e quali false.

     Vero Falso 
 A  Il rapporto di Legambiente abbraccia un arco temporale di una decina di anni.
 B  L'installazione di impianti per lo sfruttamento di fonti rinnovabili ha costi contenuti.
 C  In tutta Italia gli impianti sono circa mezzo milione.
 D  Gli investimenti più imponenti sulle fonti rinnovabili sono in Europa.

26. D01. Occhio alla punteggiatura! cosa bisogna inserire nella parte vuota ?
Carlo studia molto, ____________ vorrebbe ottenere buoni risultati agli esami.




27. D02.
Selezione il corretto complemento partitivo:
Maria ha comprato ____________ ciliegie al mercato.

delle

molte

28. D03. Indica il corretto Pronome Relativo da inserire nella seguente frase:
Il test ____________ ho effettuato ieri è risultato positivo.


che
chi

29. D04.
La parola "Ovverosia", in generale può essere sostituita con:



30. D05.
Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda dubbio domande 05

Qual è la funzione della proposizione "che ho letto" nella frase:
"Il libro che ho letto è molto interessante"?






31. D06. Quale tra le seguenti parole è un aggettivo?





32. D07. 
Identifica l'errore nella seguente frase: "pensava io abbia fatto i compiti."




33. D08. 
Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda dubbio domande 03
Quale tra le seguenti opzioni contiene un avverbio?




34. D09. 
Come quale sinonimo può essere sostituita l'espressione sottolineata: "La città è molto popolata."


Silenziosa

Affolata  

35. D10.
Indica quale è la struttura della seguente frase:
"Il libro che ho letto è molto interessante."





36. D11.
Selezione invalsi italiano secondaria secondo grado seconda dubbio domande 01
Individua il soggetto della frase:

"Mentre camminava nel parco, Maria ammirava gli alberi."





37. D12.
Quale tra le seguenti parole è un aggettivo possessivo?




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