1. A01.
Leggi il seguente testo e poi rispondi alle domande
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
L'autore con l'espressione "Non ci si può non domandare" (evidenziata nel testo) usa una doppia negazione per:
2. A02.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
Nella frase "spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza" evidenziata nel testo i due ne si riferiscono
3. A03.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
Chi è per Isabella il simbolo dell'agognata libertà?
4. A04.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
Il testo è un articolo che si intitola “La poetessa della libertà ora ha meno segreti”.
Quale libertà sperimenta Isabella Morra?
5. A05.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
Il castello in cui si svolgono i fatti narrati è definito cupo, sinistro, claustrofobico perché:
6. A06.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
L’uso del futuro nella frase “La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata” fa riferimento a ciò che
7. A07.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
La storia di Isabella Morra ha assunto carattere di leggenda perché racconta di:
8. A08.
La poetessa della libertà ora ha meno segreti
Il castello di Valsinni, in Basilicata, dove visse e venne uccisa la poetessa Isabella Morra (1520-1546): le sue poesie vennero pubblicate per la prima volta nel 1552
Cupo e sinistro come 500 anni fa, il castello dove visse e fu trucidata la poetessa Isabella Morra domina tuttora la valle dall'alto del borgo antico di Valsinni, non lontano da Matera. Non ci si può non domandare come la donna - aveva poco più di vent'anni quando i fratelli la ammazzarono nel 1546 a causa di un sospetto legame sentimentale con il poeta spagnolo e barone Diego Sandoval de Castro - non sia impazzita nel rimanere prigioniera di questo claustrofobico maniero e sia riuscita invece a tradurre in versi struggenti il proprio disperato anelito di libertà.
Il Iuogo si chiamava Favale e il feudo apparteneva ai baroni Morra. Nel 1528 il padre di Isabella, dopo la vittoria della spagnolo Carlo V per il possesso della penisola e la sconfitta di Francesco I di Francia cui era alleato, emigra a Parigi. Isabella non lo rivedrà più e per lei, costretta a vivere in quel borgo isolato insieme con altri sei fratelli incolti e brutali, diverrà il simbolo dell'agognata libertà. Potrà tuttavia studiare, poi comincerà a comporre versi petrarcheschi. Consapevole del proprio talento, sente l'esigenza di incontrare artisti e poeti, invece «son costretta a menar il viver mio/ qui posta da ciascuno in cieco oblio» scrive, «fra questi aspri costumi/ di gente irrazional, priva d'ingegno».
Architetta la fuga. I fratelli mal tollerano la superiorità morale e culturale della sorella, e in assenza del padre si sono arrogati il diritto di spiarne ogni mossa e controllarne la corrispondenza. Quando riescono a intercettare lettere e poesie che lei scambiava con Sandoval tramite il suo pedagogo, decidono di «salvare l'onore della famiglia» uccidendo quest'ultimo, poi Isabella, infine Sandoval.
La natura della relazione fra Diego e Isabella non sarà mai accertata, ma il canzoniere della Morra non lascia dubbi: le sue liriche non anelano all'amore ma alla libertà. La prima pubblicazione delle poesie è di Ludovico Dolce in Rime di diversi illustri signori napoletani nel 1552. Da allora, i suoi scritti sono stati ristampati e analizzati più volte, anche da Benedetto Croce.
La sua tragica vicenda è divenuta leggenda: ha ispirato biografie, racconti, film e testi teatrali. La più recente ricerca d'archivio ha portato alla luce nuovi inediti particolari, cui ha attinto la studiosa lucana Gaetana Rossi, che proprio nel tempo che ha visto Matera eletta capitale europea della cultura in Stella Avversa non solo analizza il canzoniere della Morra, ma arricchisce con precisione minuziosa dettagli sconosciuti della sua vita.
Nel testo si parla del sospetto legame sentimentale di Isabella con il poeta spagnolo Sandoval.
Quale espressione dimostra che il sospetto era infondato?
9. B01.
Completa le frasi che seguono con il quantificatore adatto.
Scegli l'aggettivo (rispettando le regole di concordanza).
Attenzione: due aggettivi sono in più.
12. C01.
Leggi il seguente testo e poi rispondi alle domande
Finché la trottola gira
«I ragazzi di oggi hanno una prospettiva che non è mai esistita prima: una lunga vita attiva. Quando io ero giovane, la vita era ben più breve e l'invecchiamento era visto solo come decadimento e perdita di possibilità. Oggi invece si può invecchiare migliorando le proprie capacità, coltivando interessi e passioni, continuando a vivere con intensità. L'orizzonte che hanno oggi i giovani è di più lungo periodo: avete una vita lunga, pensatela con ottimismo.» Parola di un uomo che ha 88 anni e una testa lucidissima, una persona piacevole da seguire nei suoi ragionamenti, con un'agenda sempre piena, che non si spaventa ad andare ancora a insegnare a Napoli, anche se questo significa viaggiare avanti e indietro da Milano tutte le settimane durante il semestre del corso.
Incontro il professor Marcello Cesa Bianchi, fondatore dell'Istituto di Psicologia di Milano di cui ha fatto la storia, nel suo studio poco lontano dalla Basilica di Sant'Ambrogio; mi riceve alle 8 e mezzo del mattino e non sono il primo appuntamento della giornata. È curioso e non smette di progettare e partecipare a nuove iniziative: «Un tempo si pensava che la creatività appartenesse solo all'infanzia o alle persone di genio, che in età adulta l'avessero solo gli artisti. Non è così: la creatività è in ognuno di noi e a tutte le età, ma la gente ignora di avere questo tesoro. Bisogna esserne consapevoli e continuare a coltivarla anche in età adulta e nella vecchiaia. E non riguarda mica solo i grandi aspetti della vita, ma anche attività elementari, semplici, che sono espressioni di individualità.»
Gli chiedo di spiegarmi come si può invecchiare bene, ma prima ancora come si diventa grandi, cosa si deve salvare della propria infanzia, e lui parte subito con la creatività, che vede come la migliore arma per affrontare tempi di crisi: «"Essere creativi a tutte le età costituisce un elemento di grandissima rilevanza che può aiutare a realizzare se stessi e a resistere alle difficoltà. Meglio ancora se accanto si coltiva l'umorismo. Oggi l'indignazione prevale sull'umorismo e sull'ironia. Si pensa che la vita vera debba essere seria, debba avere la faccia cupa, invece solo con la capacità di sorridere, di avere senso dell'umorismo si possono cogliere degli elementi che non si potrebbero neppure immaginare. L'umorismo è un salvavita.
«Ai ragazzi, io che ragazzo non lo sono più da tanto tempo visto che ho 88 anni, voglio dire: "Non inchiodatevi al tempo presente e al passato come se fossero le uniche certezze, ma immaginate il tempo futuro. Si è smarrito il concetto di futuro, quindi l'opportunità di poter trovare soluzioni innovative. È sbagliato pensare che le cose rimarranno così: guardate come sono cambiate in dieci anni e avrete la certezza che fra altri dieci anni il mondo sarà ancora diverso, e non sta scritto da nessuna parte che debba essere in peggio. Anche nelle situazioni più cupe e difficili c'è sempre la potenzialità non per fare miracoli ma per migliorare la situazione, per tenere vive le istanze di cambiamento. Fate cose innovative, cercate di influire sulla realtà che vi circonda, non bloccate, non svalutate e non impedite alla vostra individualità di emergere. Ma, soprattutto, non rinunciate mai alle vostre possibilità anche di fronte agli insuccessi".»
Nella sua vita ha scritto sessanta libri, gli chiedo quale devo leggere per avere una sintesi del suo pensiero positivo. Non ci pensa molto e mi allunga un libretto autobiografico, che ha in copertina una trottola rossa. «Basta che si ricordi l'immagine di copertina, è questo il segreto per invecchiare bene: finché la trottola gira rimane in piedi, quando si ferma è finito il gioco. Per questo non bisogna mai perdere le occasioni, ma continuare a muoversi, a cercare, a leggere, ad avere rapporti sociali. Non state ad aspettare: fate girare la vostra trottola e non fermatevi di fronte alla prima caduta.»
Quanti anni ha il professor Cesa Bianchi?
13. C02.
Finché la trottola gira
«I ragazzi di oggi hanno una prospettiva che non è mai esistita prima: una lunga vita attiva. Quando io ero giovane, la vita era ben più breve e l'invecchiamento era visto solo come decadimento e perdita di possibilità. Oggi invece si può invecchiare migliorando le proprie capacità, coltivando interessi e passioni, continuando a vivere con intensità. L'orizzonte che hanno oggi i giovani è di più lungo periodo: avete una vita lunga, pensatela con ottimismo.» Parola di un uomo che ha 88 anni e una testa lucidissima, una persona piacevole da seguire nei suoi ragionamenti, con un'agenda sempre piena, che non si spaventa ad andare ancora a insegnare a Napoli, anche se questo significa viaggiare avanti e indietro da Milano tutte le settimane durante il semestre del corso.
Incontro il professor Marcello Cesa Bianchi, fondatore dell'Istituto di Psicologia di Milano di cui ha fatto la storia, nel suo studio poco lontano dalla Basilica di Sant'Ambrogio; mi riceve alle 8 e mezzo del mattino e non sono il primo appuntamento della giornata. È curioso e non smette di progettare e partecipare a nuove iniziative: «Un tempo si pensava che la creatività appartenesse solo all'infanzia o alle persone di genio, che in età adulta l'avessero solo gli artisti. Non è così: la creatività è in ognuno di noi e a tutte le età, ma la gente ignora di avere questo tesoro. Bisogna esserne consapevoli e continuare a coltivarla anche in età adulta e nella vecchiaia. E non riguarda mica solo i grandi aspetti della vita, ma anche attività elementari, semplici, che sono espressioni di individualità.» ..................................................................................................
Dove insegna il professor Marcello Cesa Bianchi?
14. C03.
Basandoti sul testo, indica quali tra le seguenti affermazioni
sul professor Marcello Cesa Bianchi sono vere e quali false.
16. C05.
Perché il professore pensa che la creatività sia utile?,
indica quali tra le seguenti affermazioni sono vere e quali false.
21. D01.
Leggi il seguente testo e poi rispondi alle domande
La spesa a km zero riduce del 60% gli sprechi alimentari
Fare la spesa a chilometro zero in filiere corte con l'acquisto di prodotti locali taglia del 60% lo spreco alimentare rispetto ai sistemi alimentari tradizionali. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dello studio Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) sullo spreco alimentare, nel sottolineare che in Italia sta crescendo la sensibilità ambientale con 30 milioni di italiani che fanno la spesa dal contadino almeno una volta al mese, in aumento nel 2017 dell'11%.
Lo spreco alimentare scende dal 40-60% per i sistemi alimentari di grande distribuzione alimentare ad appena il 15-25% per gli acquisti diretti dal produttore agricolo. Coloro che si approvvigionano esclusivamente tramite reti alimentari alternative sprecano meno perché i cibi in vendita sono più freschi e durano di più e perché non devono percorrere lunghe distanze con le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio.
È stato calcolato infatti che un chilo di ciliegie dal Cile per giungere sulle tavole italiane deve percorrere quasi 12mila chilometri con un consumo di 6,9 chili di petrolio e l'emissione di 21,6 chili di anidride carbonica, mentre un chilo di mirtilli dall'Argentina deve volare per più di 11mila chilometri con un consumo di 6,4 kg di petrolio che liberano 20,1 chili di anidride carbonica e l'anguria brasiliana, che viaggia per oltre 9mila km, brucia 5,3 chili di petrolio e libera 16,5 chili di anidride carbonica per ogni chilo di prodotto, attraverso il trasporto con mezzi aerei.
L'Italia ha conquistato in pochi anni la leadership mondiale nei mercati contadini davanti agli Usa e Francia con la più vasta rete di vendita diretta degli agricoltori organizzata con proprio marchio del mondo grazie alla Fondazione Campagna Amica. In pochi anni è nata e cresciuta in Italia una rete unica a livello internazionale per dimensioni e caratteristiche che ha esteso la sua presenza dalle fattorie ai mercati, dai ristoranti al cibo di strada, dagli agriturismi agli orti urbani. Complessivamente la rete di Campagna Amica è composta da 7200 fattorie, 1250 mercati, e 2200 agriturismi, cui si aggiungono 550 ristoranti, 210 orti urbani e 30 punti di street food, dove arrivano prodotti coltivati su circa 200mila ettari di terreno.
"Acquistare prodotti a chilometro zero è un segnale di attenzione al proprio territorio, alla tutela dell'ambiente e del paesaggio che ci circonda, ma anche un sostegno all'economia e all'occupazione locale", ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che "si tratta di una responsabilità sociale che si è diffusa tra i cittadini nel tempo della crisi con la crescita dei mercati contadini che in Italia sono diventati non solo luogo di consumo, ma anche momenti di educazione, socializzazione, cultura e solidarietà".
Qual è la tesi sostenuta in questo testo?
25. D05.
Perché chi compra prodotti alimentari tramite canali alternativi spreca meno cibo?
Riconosci, tra le seguenti, quali motivazioni si possono ricavare dal testo e quali no.
26. D06.
Associa ad ogni prodotto estero commerciato in Italia il dato relativo al suo trasporto.
27. D07.
Basandoti sul testo, indica quali tra le seguenti
affermazioni sono vere e quali false.
35. E07. Indica se la parola sottolineata ha la funzione di aggettivo o di avverbio.
36. E08.
Indica se la parole evidenziate nelle seguenti frasi sono utilizzate in
senso proprio, cioè denotativo, oppure in senso figurato, cioè connotativo.
37. E09.
Indica l’IPERONIMO di ciascuno dei seguenti gruppi di parole
38. E10.
Scrivi a quale campo semantico appartengono le parole proposte sotto:
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competizione |
sport |
aereo |
volo |
campo |
struttura sportiva |
sentimento |
palestra |
A |
torneo, disputare, atleta, allenatore, tifare, classifica, gara, concorrente |
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B |
paracadute, deltaplano, aliante, planare, atterraggio, parapendio, pilota, ala |
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C |
tribuna, anello, pista, spogliatoi, rampa d'accesso, spalti, gradinata, panchina |
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D |
trave, pertica, riscaldamento, equilibrio, salto, pedana, materassi, anelli |
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39. E11.
Classifica i complementi (introdotti dalla preposizione SU) nelle seguenti frasi,
indicando una di queste opzioni: distributivo, argomento, stato in luogo, età, moto a luogo.